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Il multilinguismo europeo dopo Brexit (Michele Gazzola)

Di Michele Gazzola, Humboldt-Universität zu Berlin, Germania.

Brexit, quindi. Il Regno Unito decide di lasciare l’Unione europea. I negoziati per formalizzare l’addio potrebbero durare fino a due anni, e non sappiamo ancora quale sarà il futuro assetto dell’UE. Né possiamo prevedere se il Regno Unito, se mi si permette il gioco di parole, rimarrà ancora unito, o se invece la Scozia, che ha votato al 62% per restare in Europa, deciderà di seguire un destino diverso da quello degli inglesi e dei gallesi.

Sappiamo però che Brexit potrebbe avere un impatto notevole sul regime linguistico della UE. Il più popoloso dei paesi anglofoni europei se ne andrà, e l’inglese resterà la lingua materna di solo il 2% della popolazione della nuova UE a 27 stati membri, cioè essenzialmente degli irlandesi. Quale effetto potrebbe avere tutto ciò sul regime linguistico dell’Unione europea? Qualcuno dirà che l’uscita della Gran Bretagna risolve il problema dell’equità e dell’efficacia nella comunicazione dell’Unione. L’inglese potrebbe diventare la lingua ufficiale unica dell’Unione, riducendo i costi di traduzione, e al tempo stesso mettere tutti sullo stesso piano nella comunicazione fra le istituzioni europee e i cittadini.
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