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Quanto vale una lingua straniera?

The Economist, 11 marzo 2014
Johnson è un fan dei libri e degli articoli di Freakonomics. Ma dopo il podcast di questa settimana, mi chiedo se lo staff di Stephen Dubner e Steven Levitt non si stia compromettendo un po’ troppo. “Vale davvero la pena imparare una lingua straniera?” chiede il titolo.

Un lettore scrive:
"Mia figlia è al primo anno del college; non solo ho dovuto pagare per farle studiare lo spagnolo gli ultimi quattro anni, o forse anche di più - visto che oggi viene insegnato anche alle elementari - ma ora il suo college richiede che studi altre lingue! Che diavolo sta succedendo? Come siamo arrivati a questo punto?” … O in termini economici, dove sta il profitto?
Volendo riassumere le risposte del podcast, ci sono i pro e i contro nell’imparare una nuova lingua. Un pro è che lavorare in una lingua straniera permette ai lavoratori di prendere decisioni migliori (risultati dello studio di Johnson a questo link); inoltre il bilinguismo aiuta i bambini nelle funzioni esecutive e a prevenire la demenza senile negli anziani (risultati dello studio a questo link). I contro: uno studio ha trovato che i ‘guadagni extra’ per un americano che impara una lingua straniera sono solo del 2%. Dubner ha fatto i conti: in America, su 30000 dollari guadagnati in un anno, il guadagno sarebbe di 600 dollari. Ma non avrà giocato al ribasso? Dovrebbe sapere che in ballo ci sono anche i guadagni di una vita e interessi composti.
In primo luogo, invece dei 30000 dollari, prendiamo come esempio un laureato, che ha più probabilità di usare una lingua straniera piuttosto che qualcuno senza la laurea. Lo stipendio iniziale sarà di quasi 45000 dollari. Immaginiamo che il nostro laureato risparmi i suoi ‘guadagni extra’ per aver imparato una lingua. L’interesse composto è la forza più potente dell’universo (una dichiarazione che è stata attribuita a Einstein che merita di essere ricordata). Considerando solo dell’1% l’aumento annuo dello stipendio reale e mantenendo un 2% di profitti su un lasso di tempo di 40 anni, il 2% del guadagno extra apportato dalla lingua viene a fruttare, nel vostro conto pensionistico, qualcosa come 67000 dollari (calcolato con i valori del 2014). Non male per qualche anno di “The book is on the table” (Où est la plume de ma tante?, in America).
In secondo luogo, Albert Saiz, economista dell’MIT che ha calcolato il 2% di guadagno extra, ha trovato diversi valori a seconda delle lingue imparate: solo l’1,5% per lo spagnolo, 2,3% per il francese e 3,8% per il tedesco.
Questo significa che ci saranno un bel po’ di differenze tra un conto in banca e l’altro: se lo spagnolo vale 51000 dollari, il francese ne vale 77000 e il tedesco 128000. Si sa che gli esseri umani non sono bravi a valutare il futuro, ma se si provasse a sventolare un assegno di 128000 dollari davanti agli occhi del comune adolescente di 14 anni, Goethe e Schiller diventerebbero sicuramente più interessanti di Facebook.
Ma come mai le lingue fruttano guadagni diversi? Non si tratta delle qualità inerenti allo spagnolo, naturalmente. La risposta più ovvia sta nell’interazione tra domanda e offerta.
Questo grafico mostra che chi parla lo spagnolo contribuisce meno al PIL mondiale di quanto invece faccia chi parla tedesco. L’apertura economica è un fattore importante. La Germania è una potenza nel commercio, di conseguenza la sua lingua avrà un valore economico più elevato per chi la vuole imparare, rispetto a una lingua usata per un’economia relativamente più chiusa.
Ma nel contesto Americano, quello studiato da Saiz, il fattore più importante è probabilmente l’offerta, e non la domanda, di locutori per una certa lingua. Non-Latino Americani potrebbero studiare lo Spagnolo, poiché è più che diffuso nel loro paese. Ma da un punto di vista puramente economico, potrebbe essere la stessa ragione per non iniziare a studiarlo. Un americano che voglia imparare lo spagnolo in tutti casi si troverà in difficoltà a competere con un nativo bilingue per un lavoro che richiede entrambe le lingue. Non a caso, Saiz ha rilevato valori di guadagno minori per l’apprendimento dello spagnolo in stati con una grande componente ispanica. È meglio imparare una lingua in un periodo di forte domanda ma poca offerta - motivo per cui genitori americani ambiziosi stanno spingendo i loro figli a imparare il cinese mandarino.
Di recente, in America, l’apprendimento del tedesco è calato, potrebbe essere quindi un buon momento per gli studenti americani per mettersi a studiare sui Bucher. Studi come quello di Saiz possono solo funzionare con l’economia che i ricercatori hanno a disposizione. Ma i cambiamenti a livello educativo sono in grado di influenzare intere economie. Economie aperte e orientate al commercio dominano la lista dei paesi più ricchi al mondo. Petrolio a parte, le prime 10 posizioni includono paesi dove il trilinguismo è l’abitudine, come in Lussemburgo, Svizzera e Singapore, e paesi minori come quelli Scandinavi, dove l’inglese è parlato alla perfezione. Ovviamente questa non è l’unica ragione per cui questi paesi sono ricchi. Ma la volontà di studiare i mercati di esportazione, e le loro lingue, è un candidato plausibile. Uno studio condotto da James Foreman-Peck, della Scuola di Business di Cardiff, ha stimato che la mancanza di conoscenza delle lingue costa all’economia dell’Inghilterra 48 miliardi di pounds (80 miliardi di dollari), o il 3,5% del Pil annuo. Il costo di credere che stranieri impareranno la tua lingua, e non dover preoccuparsi di imparare la loro, sarà sempre di gran lunga maggiore di zero. Cosi, se Saiz avesse condotto la sua ricerca sui guadagni extra procurati da una lingua in un universo America parallelo, in cui l’ultime metà del secolo è stata un’era d’oro dell’apprendimento linguistico, avrebbe trovato valori di guadagni extra motlo più elevati (e un Pil maggiore da dividere) in un’America immaginaria più aperta e orientata all’esportazione. E sicuramente un investimento maggiore nel’insegnamento di una lingua straniera avrebbe avuto altri effetti dinamici: più insegnanti e materiali migliori, insieme a una marcia in più sul multilinguismo, significa che più persone padroneggeranno la lingua, invece che sprecare anni per e non riuscire a fare il passato di “the book is on the table” (Où est la plume de ma tante?), come succede in Inghilterra e in America.
Tutto ha un costo-opportunità, senza dubbio. Un’ora impiegata a studiare francese è un’ora impiegata a non studiare qualcos’altro. Ma non è difficile pensare a materie scolastiche che offrono meno guadagni - economici, si intenda - di una lingua straniera. Qual è il rendimento di un investimento in storia, letteratura o arte? è ovvio che le scuole non sono pensate per creare piccole fabbriche di Pil (esistono anche benefici non economici nell’imparare una lingua straniera). Ma se è il Pil quello che insegui, il mondo non sta imparando l’inglese alla velocità che molti credono. è una stima ottimistica dire che a partire dal 2050 metà del mondo potrebbe parlare l’inglese. Secondo questa stima, miliardi di persone continuernno a non parlare l’inglese, mentre altri miliardi rimarranno più contenti (e più desiderosi di spendere soldi) nella loro lingua.

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Traduzione: Isabella Mancini